Buongiorn’, comm’ stat’ ? Tutt’ appost ? Sono sicuro che avete capito più o meno quello che ho detto, ma vi starete chiedendo perché queste parole hanno un suono un po’ strano, diverso dal solito. Perché non è italiano standard, ma è il mio dialetto, il dialetto napoletano. Sì, perché questo è l’argomento di oggi: i dialetti italiani.
Prima di analizzare un po’ più nel dettaglio alcuni dialetti (non tutti perché è impossibile), cominciamo con un argomento molto complesso: la definizione di dialetto. Si potrebbe fare addirittura un intero episodio solo su questa questione, ma siccome oggi voglio parlarvi anche di altro, ve lo spiego in breve. Alcuni parlano dei dialetti come di una varietà della lingua nazionale, quindi i dialetti italiani, ad esempio, assomigliano alla lingua italiana ma hanno un vocabolario conparole diverse che vengono usate solo localmente o che sono pronunciate in modo diverso. Altri linguisti invece parlano dei dialetti come di lingue vere e proprie che convivono con la lingua nazionale. Purtroppo non esistono dei criteri scientifici per stabilire se due varietà linguistiche sono “dialetti” o “lingue” a tutti gli effetti ed è quindi spesso una questione soggettiva. Quello che dovete sapere, ad ogni modo, è che queste varietà linguistiche non sono modifiche regionali dell’italiano standard. Non è cioè che a Napoli la gente parla male o in modo diverso l’italiano, perché il napoletano non è derivato dall’italiano, ma dal latino. Quasi tutti i dialetti esistenti in Italia sono evoluti a partire dallatino. Questo vale non solo per l’Italia, ma anche per la Francia e la Spagna, ad esempio, dove i vari dialetti sono ugualmente derivati dal latino. Le lingue nazionali di questi